I NONNI RACCONTANO LA FEDE

INTRODUZIONE

Gli anziani della famiglia (i nonni, zie e zii prepensionati) sono molto spesso incaricati di assistere i piccoli nei compiti di ogni giorno.

Tenere loro compagnia, seguirli negli impegni scolastici, sport, ecc., diventando i loro pedagoghi1.

L’ esperienza dei meno giovani è una ricchezza che vale la pena di valorizzare non solo per l’assistenza materiale, ma e sopratutto per trasmettere valori morali che danno risposte alle domande di senso della vita, per non scordare le proprie radici etniche, storiche, religiose comunicando loro le esperienze e le tradizioni della famiglia.

Ma a questi nonni, nonne, zii e zie occorre una …rinfrescata sui contenuti di fede e qualche indicazione sul come “comunicare” le loro esperienze.

L’incoraggiamento a mettersi in gioco nasce dalla intercomunicazione di gruppo con persone che si trovano nella stessa situazione.

Lo scopo di questi incontri, che non vogliono essere delle lezioni di catechismo, ma riunioni di amici che perseguendo lo stesso credo e gli stessi obiettivi si ritrovano per scambiarsi le esperienze personali mettendosi in “rete” tra di loro per arricchirsi a vicenda, per essere sostenuti ed aiutati nel loro bel compito di raccontare la propria di fede.

Il Centro d’Incontro per Catechisti (C.I.C) da anni opera sul territorio con lo scopo di radunare le persone che hanno lo stesso intento: interagire in comunione per raggiungere lo scopo di vivere i valori morali dell’insegnamento di Gesù.

Catechesi-Catechismo

Il catechismo, ?????????? dal greco katechéo “istruisco oralmente” (kata- echos, nell’accezione di voce), è un sommario o esposizione didattica di una dottrina, è un “ripetere in eco”.

Il termine viene utilizzato tradizionalmente nell’insegnamento religioso cristiano .

I catechismi sono manuali dottrinali spesso in forma di domande e risposte da mandare a memoria, un formato anche usato in contesti non religiosi (ad esempio le FAQ, [Frequently Asked Questions] elencazione di domande e risposte frequenti su un determinato argomento).

La catechesi è una forma elementare di istruzione religiosa, tipicamente orale, che tradizionalmente si esplicita sotto la guida dei genitori, nonni, nonne, zii e zie , (in una parola attraverso la famiglia), il sacerdote, l’ insegnante di religione, o altra persona che ha, nell’ambito della comunità cristiana (incluso il diacono, o religioso), il compito di comunicare la fede attraverso il racconto della propria esperienza. Spiega e pone una serie di domande e guida i partecipanti (discepoli) verso la comprensione dell’ argomento trattato2.

In sintesi è compito della famiglia accostare il bambino con delle “parole”(racconti) alla Parola, (per noi cristiani Gesù), comunicando l’esperienza acquisita nel percorso della propria vita:

tradizione

s

PAROLE E GESTI

Due importanti caratteristiche del comportamento umano sono l’espressione e la comunicazione.

La prima riguarda ciò che si potrebbe chiamare il comportamento personale, la seconda il comportamento sociale.

L’uomo possiede molti modi, naturali ed artificiali, per esprimere i pensieri e i sentimenti.

Per dare espressione naturale alla gioia si esprime sorridendo, ridendo, parlando con enfasi o canticchiando e al dolore piangendo e lamentandosi.

Può esprimersi con l’aiuto di strumenti diversi: una poesia scritta, in un dipinto,ecc.

L’uomo cerca di comunicare i sentimenti, i pensieri e le idee per mezzo di espressioni (gesti e parole) convenzionali e comprensibili.

I grandi capolavori dell’arte e della poesia, non sono forme di comunicazione realizzate attraverso l’espressione personale di alcuni individui?

Il fine dell’espressione e quello della comunicazione sono così strettamente intrecciati in tutte le forme del comportamento umano che normalmente è impossibile parlare dell’uno senza dover necessariamente prendere in considerazione allo stesso tempo anche l’altro.

Per comunicare i pensieri e i sentimenti esiste un sistema convenzionale di segni e simboli, parole e gesti, che sono intesi da altri che li ricevono.

Il processo di comunicazione è formato da due parti: l’emissione e la ricezione.

Le modalità in cui avviene l’emissione delle parole sono diverse e numerose, ogni etnia si esprime con termini convenzionali diversi secondo la propria lingua, le tradizioni e la storia di ogni popolo.

Più semplice è la ricezione. Questa ha luogo attraverso tutti i nostri sensi. La vista e l’udito giocano un ruolo primario, ma anche il tatto, l’odorato riescono a comunicare in modo originale il significato delle parole e di conseguenza la PAROLA .

La comunicazione visiva ha luogo grazie ai gesti e alla mimica.

Alcuni, infatti, più di altri, si servono della mimica o della gesticolazione per effetti oratori o per impulso naturale: il cosiddetto “parlare con le mani”.

Una combinazione di linguaggio e gesti ha giocato un ruolo importante nelle procedure rituali di tutti i tempi e luoghi. Gli impedimenti naturali o artificiali all’uso della parola hanno portato alla creazione e allo sviluppo di sistemi di comunicazione basati sui gesti e sulla mimica.

Tra i modi della comunicazione che fanno appello alla vista sono da ricordare per esempio i segnali ottici ottenuti con il fuoco, il fumo, la luce.

Una delle più semplici forme di comunicazione acustica consiste nel fischiare per chiamare qualcuno.

Fischi e applausi sono esempi di comunicazione per approvare o negare, di entusiasmo o di delusione. Strumenti come tamburi, fischietti o trombe sono usati per emettere segnali acustici.

Il canto e la musica comunicano con efficacia immediata.

Il più importante sistema di comunicazione acustica consiste nella parola direttamente indirizzata all’orecchio della persona che riceve la comunicazione.

Nella liturgia il canto e la musica introducono e accompagnano la preghiera rituale e comunitaria, unendo i partecipanti ad esprimere con eguale modalità l’atteggiamento di comunione con espressioni comprensibili a tutti anche se di etnie diverse.

Un modo elementari di comunicare i sentimenti è il tatto: la stretta di mano, la pacca sulla spalla, la carezza.

I suddetti mezzi di comunicazione hanno due caratteristiche comuni: hanno tutti un valore effimero e limitato nel tempo.

Non appena la parola è pronunciata o il gesto è compiuto, essi non esistono più ed è possibile farli rivivere solo con la ripetizione. e possono essere usati solo se la comunicazione avviene tra persone vicine tra loro e di conseguenza sono limitati nello spazio.3

Esiste una sola Parola che non ha queste caratteristiche, una Parola che esiste da sempre e che non tramonta mai, una Parola che si è incarnata e attraverso i gesti e parole ha comunicato all’uomo la certezza e la gioia di essere figli attraverso il Figlio di un Padre ricco d’amore e di misericordia, abitanti di un Regno che non ha spazio ed è infinito.

 

LA PAROLA CREATRICE E LA GESTUALITA’ NELLA BIBBIA

Per comunicare l’uomo utilizza una gestualità originata sin dal “principio” dal proprio creatore.

Nelle prime pagine della Bibbia, parola di Dio, incontriamo il Dio creatore che attraverso gesti e parole crea il mondo.

I gesti sono l’espressione visibile della parola del Signore:

Dio creò il cielo e la terra.

Dio disse: . E la luce fu.

Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e

chiamò la luce giorno e le tenebre notte.” (Gen. 1,1-4a).

“In principio” significa l’inizio assoluto, inizio senza inizio, l’eternità.

E Bruno Forte, quasi a commento, in un recente articolo afferma :

“… per la Rivelazione ebraico-cristiana la Parola è la radice della creazione che espleta una funzione “ontologica”. Infatti, si può quasi affermare che entrambi i Testamenti si aprono con la Parola divina che squarcia il silenzio del nulla.

All’origine di ogni creazione, vi è sempre una parola sapiente che esce dalla bocca di Dio: «Dio disse….”sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque” E così avvenne” (Gn. 1, 6-7).

Dio disse: “facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza,…. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona”. ( Genesi 1, 26…).

Secondo la Genesi il culmine dell’azione creatrice di Dio è il momento in cui disse: “facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”

In principio era il Verbo” (Gv 1,1).

Anche Giovanni con queste parole ci fa risalire al di là dell’inizio del nostro tempo, fino all’eternità divina.

Essere rinnovati dalla Parola creatrice significa vivere nello stupore di una vita che non ci appartiene ma che ci viene donata ogni giorno.

L’ artista che modella con le proprie mani l’opera che sta creando, alla fine conosce molto bene l’opera uscita dalle sue mani.

Così è per Dio: crea, plasma, modella, conosce fino in fondo l’ opera delle sue mani e poiché la conosce fino in fondo l’ama fino in fondo…..fino a dare il suo Figlio…il Verbo della vita.

“Signore, tu mi scruti e mi conosci,

tu sai quando seggo e quando mi alzo…..

Sei tu che hai creato le mie viscere

e mi hai tessuto nel seno di mia madre.

Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;

sono stupende le tue opere,

tu mi conosci fino in fondo…..(Salmo 139)

Dal Prologo del Vangelo di Giovanni 1,1 emergono i significati della parola = logos:

parola creatrice: Dio creò tutto con la parola;

sapienza che presiede alla creazione, quindi sapienza ordinatrice;

parola illuminante e vivificante;

parola rivelatrice: il Figlio di Dio viene fra noi in Gesù (s’incarna), ed è Gesù che rivela il Padre.

 

Le Parole

“Sono ricettacoli e specchi che condensano un lungo passato di esperienze : sono una memoria in miniatura.Tutto questo passato complesso, stratificato, dalle indefinite risonanze, si fissa in un vocabolo, in una “radice”, che si esprime attraverso un suono musicale, scandito da consonanti e vocali. Ogni parola di una lingua ha in sé dell’infinito, dell’indefinibile…”. Jean Guitton

LA PAROLA – LE PAROLE

Per raccontare la Parola, che non è fiaba o racconto immaginifico, ma una splendida realtà occorre attrezzarsi con una serie di strumenti, per essere pronti a rispondere alle domande che i piccoli proporranno.

Raccontare la Scrittura è un bel viaggio nel passato riproposto nel presente.

Il consiglio che si offre a chi intenda raccontare la Parola è di fornirsi di una valigia degli attrezzi che aiuti a leggere e meditare quanto si vuole verbalmente proporre.

Innanzi tutto ci si fornisce di:

un dizionario

una bibbia, i documenti della Chiesa

una matita – un evidenziatore – dei colori

tanta fiducia – volontà – costanza

primo contatto

la rilettura del testo

diventa più comprensibile, chiara e coinvolgente e si è pronti a

 

 

 

Ecco un esempio delle fonti a cui attingere:

Vangelo di Matteo 13,1-58

[1]Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare.

[2]Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca e là porsi a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia.

[3]Egli parlò loro di molte cose in parabole. E disse: “Ecco, il seminatre uscì a seminare.

[4]E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono.

[5]Un’altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c’era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo.

[6]Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò.

[7]Un’altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono.

[8]Un’altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta.

[9]Chi ha orecchi intenda”.

[10]Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero:”Perchè parli loro in parabole?” .

[11]Egli rispose: “Perchè a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato.

[12]Così a chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.

[13]Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono.

[14]E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete.

[15]Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani.

[16]Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono.

[17]In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l’udirono!

[18]Voi dunque intendete la parabola del seminatore:

[19]tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada.

[20]Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l’uomo che ascolta la parola e subito l’accoglie con gioia,

[21]ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato.

[22]Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l’inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto.

[23]Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi dà frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta”

[24]Un’altra parabola espose loro così:”Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo.

[25]Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò.

[26]Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania.

[27]Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?

[28]Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?

[29]No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano.

[30]Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”.

[31]Un’altra parabola espose loro: “Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo

[32]Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami”.

[33]Un’altra parabola disse loro:” Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perchè tutta fermenti” .

[34]Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole,

[35]perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

[36]Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: “Spiegaci la parabola della zizzania nel campo”.

[37]Ed egli rispose:”Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo

[38]Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno,

[39]e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli.

[40]Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.

[41]Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità

[42]e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti.

[43]Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!

[44]Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

[45]Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose;

[46]trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

[47]Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci.

[48]Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.

[49]Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni

[50]e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

[51]Avete capito tutte queste cose?”. Gli risposero:”Si” .

[52]Ed egli disse loro: “per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”.

[53]Terminate queste parabole, Gesù partì di là

[54]e venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva:” da dove mai vine a costui tanta sapienza e questi miracoli?

[55]Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda?

[56]E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?”.

[57]E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro:”Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua” .

[58]E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.

 

Vangelo di Giovanni. 4,3-30

…Gesù

[3]lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea.

[4]Doveva perciò attraversare la Samaria.

[5]Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio:

[6]qui c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno.

[7]Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù:”Dammi da bere” .

[8]I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi.

[9]Ma la Samaritana gli disse:” Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?”. I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani.

[10]Gesù le rispose: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice:”Dammi da bere”, tu stessi gliene avresti chiesto ed egli avrebbe dato acqua viva”.

[11]Gli disse la donna: “Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest’acqua viva?

[12]Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?”.

[13]Rispose Gesù: “Chiunque beve di quest’acqua avrà dinuovo sete;

[14]ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”.

[15]“Signore, gli disse la donna , dammi di quest’acqua, perchè non abbia più sete e non continui ad attingere acqua”.

[16]Le disse: ” Va a chiamare tuo marito e poi torna qui”.

[17]Rispose la donna: “Non ho marito”Le disse Gesù:”Hai detto bene “non ho marito”,

[18]infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero”.

[19]Gli replicò la donna: “Signore, vedo che sei un profeta.

[20]I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”.

[21]Gesù le dice: “Credimi, donna, è giunto il momento in cui nè su questo monte, nè in Gerusalemme adorerete il Padre.

[22]Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei.

[23]Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori.

[24]Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità”.

[25]Gli rispose la donna: “So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa”.

[26]Le disse Gesù: “Sono io, che ti parlo”.

[27]In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse:”Che desideri?” , o:”Perchè parli con lei?” .

[28]La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente:

[29] “venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?”.

[30]Uscirono allora dalla città e andavano da lui.

COME RACCONTARE?

 

Si racconta in modo convincente, quando si crede, quando la fede è autentica, ma è importante rispettare con i piccoli un percorso sistematico, interessante e coinvolgente.

Proviamo a dividere il racconto in cinque tempi (che potremo contare sulle cinque dita della mano, come un gioco antico).

COME DIALOGARE IN FAMIGLIA?

Incoraggiando a fare domande (cfr. Stemberg 1994)

Uno dei mezzi per svilppare l’intelligenza è l’interiorizzazione (Reuven Feurerstein 1980)

Visitare un museo o un luogo interessante se manca la mediazione che aiuta ad assimilare esperienze nuove all’interno di schemi già esistenti o con la formazione di nuovi schemi diventa dispersivo e inconcludente. (Piaget 1972)

rifiutare la domanda è l’invito implicito a tacere

rispondere riaffermando la domanda è un invito a non insistere, a non chiedere

ammettere la propria ignoranza o dare qualche informazione è segno di intelligenza

incoraggiare a cercare la risposta cercando fonti autorevoli significa interessarsi del soggetto

fornire spiegazioni alternative e mezzi per valutarle è segno di condivisione e interessamento

stimolare spiegazioni alternative è segno di attenzione

 

Momenti di Preghiera

Le mani di papà e le labbra di mamma

A casa mia le preghiere

erano intonate da mia sorella Elena

e poiché per noi bambini erano troppo lunghe

capitava spesso che la nostra diaconessa

a poco a poco accelerasse il ritmo

ingarbugliandosi e saltando le parole

finché mio padre interveniva

intimandole di ricominciare da capo.

Imparai allora che

con Dio bisognava parlare adagio, con serietà e delicatezza.

Mio padre in quei momenti si inginocchiava per terra

appoggiava i gomiti su di una sedia

e la testa fra le mani senza guardarci

senza fare un movimento

e io pensavo:

deve essere molto grande Dio

se mio padre vi si inginocchia davanti

ma dev’essere anche buono

se si può parlargli senza cambiarsi il vestito.

Al contrario non vidi mai mia madre inginocchiata:

si sedeva in mezzo a noi

con in braccio il più piccolo.

recitava le orazioni con voce sommessa.

ci guardava uno dopo l’altro

e non fiatava nemmeno se i più piccoli la molestavano

nemmeno se infuriava la tempesta

o se il gatto combinava qualche cosa.

E io pensavo:

dev’essere molto semplice Dio

se gli si può parlare tenendo un bambino in braccio

e vestendo il grembiule

e deve essere una persona molto importante

se mia madre, quando gli parla

non fa caso né al gatto né al temporale!

Le mani di mio padre e le labbra di mia madre

mi insegnarono di Dio

molto più del catechismo

(P. Duval)

Insegnami

Signore insegnami

A usare bene il tempo che mi doni

Senza sprecare nulla.

Insegnami a prevedere,

senza tormentarmi.

Insegnami ad approfittare

Anche degli errori passati senza lasciarmi

Dominare dal senso di colpa.

Insegnami ad immaginare l’avvenire

Sapendo che non sarà come io lo immaginavo.

Insegnami a piangere i miei peccati

Senza cadere nell’inquietudine.

Insegnami ad agire senza fretta,

e ad affrettarmi senza precipitazione.

Insegnami a mettere insieme

Serenità, fervore, zelo e pace.

Aiutami all’inizio di ogni mia opera.

JEAN GUITTON

Vita Nuova

Lettera a Diogneto

(autore ignoto; anno 150 circa)

I cristiani non si distinguono dagli altri uomini né per territorio, né per lingua, né per costumi.

Non abitano città loro proprie. Non usano un linguaggio particolare, né conducono uno speciale genere di vita.

La loro dottrina non è conquista di genio irrequieto di uomini indagatori; né professano, come fanno alcuni un sistema filosofico umano.

Ma pur vivendo in città greche o barbare – come a ciascuno è toccato – e uniformandosi alle abitudini del luogo nel vestito, nel vitto e in tutto il resto danno esempio di una loro forma di vita sociale mirabile e che, a confessione di tutti, ha dell’incredibile.

Abitano la loro rispettiva patria, ma come gente straniera; partecipano a tutti i doveri dei cittadini e sopportano tutti gli oneri degli stranieri. Ogni terra straniera è patria per loro, e ogni patria è terra straniera.

Si sposano come tutti e generano figlioli, ma non espongono i loro nati. Hanno in comune la mensa, ma non il letto. Vivono nella carne, ma non secondo la carne.

Passano la loro vita sulla terra, ma sono cittadini del cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, ma con la loro vita superano le leggi.

Amano tutti, e da tutti sono perseguitati.

Sono conosciuti e sono condannati; si dà loro la morte, ed essi ne ricevono vita.

Sono poveri ed arricchiscono molti; sono privi di tutto, e di tutto abbondano.

Sono disprezzati, e nel disprezzo trovano gloria; si fa oltraggio alla loro fama, e si aggiunge testimonianza alla loro innocenza.

Oltraggiati, e benedicono; ingiuriati, ed essi trattano con riverenza.

Fanno del bene e sono puniti come dei malfattori; ma condannati, gioiscono come se si donasse loro la vita.

I Giudei li combattono come i nemici, e i Greci li perseguitano; ma coloro che li odiano non sanno dire il motivo del loro odio.

Per dirla in breve: i cristiani sono nel mondo ciò che l’anima è nel corpo.

Quando vi imbatterete in questa dottrina e l’ascolterete con zelo, conoscerete ciò che il Signore dona a coloro che lo amano rettamente.

Amen

Dalla prima lettera di San Giovanni Apostolo

Carissimi,

ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il verbo della vita… (1Gv. 1,1-4)

Voce di aquila risuona all’udito

appena si apre il tuo libro Giovanni,

che più di tutti alla mente tu parli

pure se subito il cuore si incendia.

 

Rivolti verso l’esterno i sensi

ecco raccogliere il suono fuggevole,

nel mentre l’animo subito affonda

nel grande mare di tenebre e luce.

 

“Ciò che era fin da principio”- dicesti -

con questi occhi, sì, noi lo vedemmo,

con questi orecchi, sì, noi lo udimmo:

ma cosa era, o divino Volatile?

 

Cosa era là, oltre l’etere e il limite,

là oltre le cose che sono e non sono?

“Fin dal principio” e ciò tu toccasti

senza morire, e narrasti per noi.

 

Grazie al Padre, allo Spirito, al Verbo:

ora anche noi sapiamo e vediamo:

grazie alla madre che gli ha dato la carne,

grazie, Giovanni, che tanto hai osato.

(D.M.Turoldo)

Preghiera:

Signore, che pure per mezzo nostro

si renda visibile a noi

la tua Parola che stava presso il Padre:

e quanti ti cercano,

conoscendoci e vedendoci,

possano dire:

anche noi vediamo e crediamo. Amen

(da Le Opere e i Giorni del Signore, ed. Paoline 1992)

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