Le mani di papà e le labbra di mamma
A casa mia le preghiere
erano intonate da mia sorella Elena
e poiché per noi bambini erano troppo lunghe
capitava spesso che la nostra diaconessa
a poco a poco accelerasse il ritmo
ingarbugliandosi e saltando le parole
finché mio padre interveniva
intimandole di ricominciare da capo.
Imparai allora che
con Dio bisognava parlare adagio, con serietà e delicatezza.
Mio padre in quei momenti si inginocchiava per terra
appoggiava i gomiti su di una sedia
e la testa fra le mani senza guardarci
senza fare un movimento
e io pensavo:
deve essere molto grande Dio
se mio padre vi si inginocchia davanti
ma dev’essere anche buono
se si può parlargli senza cambiarsi il vestito.
Al contrario non vidi mai mia madre inginocchiata:
si sedeva in mezzo a noi
con in braccio il più piccolo.
recitava le orazioni con voce sommessa.
ci guardava uno dopo l’altro
e non fiatava nemmeno se i più piccoli la molestavano
nemmeno se infuriava la tempesta
o se il gatto combinava qualche cosa.
E io pensavo:
dev’essere molto semplice Dio
se gli si può parlare tenendo un bambino in braccio
e vestendo il grembiule
e deve essere una persona molto importante
se mia madre, quando gli parla
non fa caso né al gatto né al temporale!
Le mani di mio padre e le labbra di mia madre
mi insegnarono di Dio
molto più del catechismo
(P. Duval)